La vecchia ferrovia Capranica Civitavecchia
In tutta Italia e soprattutto al nord, come sempre, vi è una grande spinta da parte delle autorità locali alla creazione ed al recupero di interessanti percorsi ciclabili e ciclopedonali ed in questa ottica molto si sta facendo per il recupero di tracciati delle ferrovie abbandonate molto numerosi e diffusi specialmente dopo il progressivo taglio dei cosiddetti “rami secchi” (linee ferroviarie su tratte poco frequentate e ritenute economicamente troppo onerose a fronte del reale utilizzo). Anche nel Lazio vi sarebbe una di queste interessanti ferrovie abbandonate che attraversa un territorio di grande interesse paesaggistico, culturale, ambientale, escursionistico, la Tuscia, e che sarebbe un importante asse di comunicazione non su strade trafficate tra il mare e l’interno, frequentato anche da possibili viaggiatori lenti che dal Tirreno si dirigono verso l’interno di Lazio, Toscana ed Umbria. Stiamo parlando della vecchia ferrovia tra Capranica e Civitavecchia, ramo di circa 55 Km, abbandonato nel 1961, dell’importante linea inaugurata nel 1928 che collegava il porto sul Tirreno con importanti centri commerciali ed industriali come Orte e Terni. “Dal 1986, è stata più volte oggetto di lavori di ripristino iniziati ma mai terminati, che hanno visto il ripristino della sede ferroviaria, dei ponti e delle gallerie. In conseguenza di ciò, la sede ferroviaria è oggi visibile per l’intera estensione, ma percorribile solo a tratti a causa di cancelli e frane che ostruiscono il passaggio in più punti, della chiusura dell’imbocco lato Civitavecchia, della galleria Casalone e della rigogliosa vegetazione in più punti tra Mole del Mignone e Civitavecchia.” (come risulta dal sito https://www.ferrovieabbandonate.it/linea_dismessa.php?id=42). Negli ultimi anni è stata comunque oggetto di un degrado sempre maggiore e più vergognoso a causa di un sempre più intenso abbandono di ogni tipo di manutenzione che ha portato ad una progressiva invasione della vegetazione selvaggia ed incolta con rovi e spine, alla rovina della pavimentazione dentro i tratti in galleria (con grande pericolo per i frequentatori), allo stabilirsi di mandrie di animali come vacche e pecore (che con le loro deiezioni rendono il terreno lurido e rischioso), alla formazione di stagni e paludi con abbondante fango durante tutti i periodi dell’anno, al degrado murario delle interessanti strutture di servizio, alla presenza di muri e cancelli difficili a superare senza fatica e rischi. Una vera indecenza ed una grave macchia per quanto riguarda la promozione del turismo ed una mobilità ecosostenibile che sembra non interessare a nessuno nè da parte delle amministrazioni regionali e locali nè di un ente parastatale come RFI Trenitalia (che ancora sembra detenerne la proprietà o l’appalto). I numerosi ciclisti che periodicamente la percorrono con sempre maggiore difficoltà e rischi personali, come anche il sottoscritto, la trovano ogni volta in condizioni peggiori e più degradata. Ma è proprio possibile che a nessuno interessi un vero recupero di un percorso così interessante e frequentato?
Qui di seguito alcune eloquenti immagini dall’ultima pedalata sul percorso:
Confermo tutte le parole di Cesare avendo guidato diverse volte uscite lungo questo percorso che potrebbe essere veramente magnifico ed è invece irto di difficoltà. Una vergogna italiana tra le più indecenti e stupide.